Il comfort food non rappresenta solo nutrimento ma che è anche fonte di conforto: quante volte dopo una giornata storta abbiamo desiderato affondare il cucchiaio nella Nutella o coccolarci con un sapore piacevole?
Il fenomeno del cibo consolatorio è molto frequente ed è il risultato di caratteristiche della sfera psicologica umana e delle sue sfumature sensoriali. Svelare il mistero che si nasconde dietro a una rassicurante fetta di torta o a un piacevole piatto di pasta è interesse della ricerca scientifica che si è addentrata nelle nostre scelte alimentari per comprendere come spesso esse non siano guidate dalla fame quando da ricordi involontari profondamenti radicati.
Gusti e profumi potrebbero agire come dei catalizzatori, attivando ricordi ed emozioni celati nel nostro subconscio.
Fondamenti psicologici del cibo consolatorio
Il legame tra cibo e psiche è un tessuto complesso di memorie ed emozioni. I sapori e gli odori non sono semplici esperienze sensoriali: sono ponti che ci collegano a ricordi lontani e affetti profondi.
Ad esempio, il gusto di un biscotto fatto in casa può evocare l’affetto di una nonna amorevole, mentre il profumo di un piatto tipico può trasportarci istantaneamente a momenti felici della nostra infanzia.
Questo fenomeno, noto come memoria involontaria, ci mostra come il cibo possa essere un veicolo potente per rivivere esperienze passate, spesso legate a momenti di gioia, conforto e sicurezza.
Un processo simile avviene in relazione agli odori. La percezione degli odori ha inizio in una zona peculiare del nostro corpo chiamata lamina cribriforme, situata in prossimità della sommità del cranio, separandola dalla cavità nasale.
Quest’area agisce come un centro di raccolta per le sensazioni olfattive, inviando segnali alle parti del cervello che gestiscono la memoria e le emozioni. Questo intricato sistema spiega perché certi aromi possono avere un impatto diretto sulle nostre reazioni fisiologiche, quali l’incremento della frequenza cardiaca o della pressione arteriosa.
In modo analogo, l’incontro con specifici profumi, che siano quelli di una persona cara o di un alimento che ci offre conforto, può portare a un abbassamento della frequenza cardiaca e della pressione, inducendo una sensazione di serenità e di benessere generale.
Oltre agli aspetti psicologici, il cibo consolatorio possiede anche significative implicazioni fisiologiche. Quando consumiamo cibi che ci ricordano tempi felici o persone care, non solo riviviamo emozioni, ma si innescano anche risposte fisiche del nostro corpo.
Studi[1] hanno dimostrato che certi alimenti possono influenzare la produzione di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina, noti per i loro effetti sul miglioramento dell’umore e sulla sensazione di benessere. Questo spiega perché alcuni cibi, in particolare i carboidrati, possono effettivamente farci sentire più felici e rilassati.
Aspetti positivi e negativi del cibo consolatorio
Il cibo consolatorio può essere una spada a doppio taglio. Da un lato, offre un rifugio emotivo, una sorta di balsamo per l’anima nei momenti di bisogno. Questo aspetto positivo del cibo consolatorio è fondamentale, specialmente in momenti di stress o tristezza, quando il bisogno di un conforto familiare è più forte. Tuttavia, c’è anche il rovescio della medaglia. L’affidamento eccessivo al cibo per il conforto emotivo può portare a comportamenti alimentari non salutari, come mangiare compulsivo o dipendenza dal cibo.
Inoltre, l’associazione costante di cibo e conforto può oscurare altre fonti di supporto emotivo, come le relazioni interpersonali o le attività gratificanti.
Strategie alternative al cibo consolatorio
Riconoscendo i potenziali rischi di un uso eccessivo del cibo come mezzo di consolazione, è fondamentale esplorare strategie alternative che possano fornire un conforto emotivo simile senza gli svantaggi legati alla salute.
- Pratiche come la mindfulness e la meditazione possono aiutare a gestire le emozioni in modo più diretto, permettendoci di affrontare le cause profonde dello stress o della tristezza senza ricorrere al cibo.
- L’attività fisica, oltre ad avere un effetto positivo sulla salute, può anche essere utilizzata per migliorare l’umore e ridurre l’ansia. Attività come la corsa, lo yoga o anche una semplice passeggiata possono stimolare la produzione di endorfine, i cosiddetti “ormoni della felicità”, riducendo la necessità di cercare conforto nel cibo.
- Investire tempo in hobby e attività creative può offrire una via di fuga salutare e soddisfare quella necessità di conforto, stimolando al contempo la mente e l’anima. Che si tratti di pittura, giardinaggio, scrittura o musica, queste attività possono fornire un senso di realizzazione e benessere e potenziare la concentrazione.
Tuttavia, non sempre queste soluzioni possono essere sufficienti: talvolta, è bene rivolgersi a uno specialista per evitare che il cibo consolatorio possa indurre comportamenti compulsivi o contribuire allo sviluppo di disturbi alimentari. È importante sottolineare che i disturbi alimentari sono complessi e possono avere molteplici cause, tra cui fattori genetici, psicologici e sociali. L’uso del cibo come meccanismo di coping è solo uno degli aspetti che possono contribuire a questi disturbi.
[1] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/8697046/